venerdì 28 settembre 2012

IN MORTE DI UN VOLONTARIO


IN MORTE DI UN VOLONTARIO
di Vincenzo Vinciguerra   Opera, maggio 2011
    L’esultanza con la quale in Israele è stata accolta la notizia della morte di Vittorio Arrigoni a Gaza, suggerisce che ad armare la mano dei suoi assassini non sia stata la follia o l’integralismo islamico, come in perfetta malafede suggeriscono politici e giornalisti italiani, ma una raffinata operazione di “intossicazione” da parte dei servizi segreti israeliani, che fra la popolazione di Gaza contano certamente confidenti e collaboratori insospettabili.
Non è difficile nel clima in cui si vive a Gaza insinuare nelle menti più deboli e sospettose il dubbio che uno straniero, stabilmente residente sul posto, capace di conquistarsi la fiducia della gente sia, in realtà, un agente dei servizi segreti italiani che, notoriamente, sono subalterni a quelli americani ed israeliani. Fare eliminare un nemico da coloro che aiuta, con i quali è schierato e per la cui causa si batte, non è una novità perché con lo stesso metodo i francesi, durante la guerra d’Algeria, ottenevano di far fucilare dai loro stessi compagni i dirigenti del Fronte di liberazione nazionale ritenuti più pericolosi di altri.
Del resto, Arrigoni è stato prelevato per essere interrogato ed ucciso, a conferma che su di lui esistevano sospetti che i suoi comportamenti e la sua attività non potevano aver destato, ma che erano stati indotti da altri nei suoi uccisori. Non è il primo italiano che muore a Gaza e in Palestina, altri sono caduti per mano, in quelle occasioni, diretta degli israeliani che dapprima hanno negato e, poi, di fronte all’evidenza dei fatti hanno espresso il loro rituale rammarico. Questi italiani, politici e giornalisti li hanno già dimenticati, perché fanno testo e notizia solo quelli che muoiono per mano degli “integralisti” islamici in modo da compiacere la propaganda israeliana. Questa volta, però, è andata male perché la famiglia del volontario ha sottolineato il suo disprezzo per Israele fino al punto da esigere che la salma del ragazzo non transiti per il suo territorio. Insomma, gli specialisti dello sfruttamento della morte non hanno, in questo caso, possibilità di speculare e faranno ogni cosa per far dimenticare al più presto la morte di Vittorio Arrigoni, ed il suo impegno a favore della Palestina.
Per noi, però, la morte di Arrigoni si aggiunge a quelle di migliaia di palestinesi ai quali nessuno ha mai dedicato un rigo o un servizio televisivo. Una morte, questa del volontario italiano, che porta in primo piano la tragedia di un popolo rinchiuso in un enorme campo di concentramento, soggetto ad ogni vessazione, sottoposto ad ogni rappresaglia armata israeliana, nell’indifferenza del mondo e di quell’Italia politica, senza eccezioni, che non ha il coraggio e la dignità di schierarsi dalla parte del sangue contro l’oro, del giusto contro l’ingiusto. Lo ha fatto Vittorio Arrigoni, ed ha pagato il prezzo più alto, quello della sua giovane esistenza. Non sarà dimenticato. Altri sono da sempre impegnati a favore dei palestinesi, della loro causa, dei loro bambini, delle loro donne. Altri ancora se ne aggiungeranno perché ancora sono tanti coloro che sanno schierarsi dalla parte degli oppressi e dei giusti, come Vittorio Arrigoni e per uno che viene ucciso altri mille si faranno avanti, non in nome di una pace che in Palestina è negata da quasi tre secoli ma della giustizia all’affermazione della quale chi si considera un uomo non vorrà mai rinunciare.
Vincenzo Vinciguerra
scritti scomodi, ma proprio per questo da divulgare 
da:  http://www.archivioguerrapolitica.org/?p=853