mercoledì 22 gennaio 2014

SULLE PENSIONI COMUNICATO DIRSTAT


Federazione fra le associazioni ed i sindacati nazionali dei dirigenti, vicedirigenti, funzionari, professionisti e pensionati della Pubblica Amministrazione e delle imprese

Piazza Risorgimento, 59 00192 Roma – tel. 06.3222097 - fax. 063212690
www.dirstat.it                   -            dirstat@dirstat.it

IL SEGRETARIO GENERALE



                                                                           Roma, 21 gennaio 2014

                                                                                                             
SINTESI DEL DOCUMENTO SULLE PENSIONI

Il giorno 27 gennaio p.v. alla Camera dei Deputati ci sarà un dibattito su una reiterata iniziativa dell’On.le Giorgia Meloni, la quale intenderebbe ridimensionare tutte le pensioni (pubbliche, private, giornalisti e forse anche i vitalizi dei parlamentari) con l’adozione del metodo contributivo per il calcolo delle pensioni stesse.
Lo scopo sarebbe quello di “ridistribuire” fra i pensionati meno abbienti le risorse racimolate.
L’iniziativa appare non fattibile, sia tecnicamente che giuridicamente (violazioni dei diritti acquisiti).
Tecnicamente perché gli Uffici/Enti/Aziende non hanno più le “carte” (come ha asserito l’On.le Fassina), già Vice Ministro dell’Economia, cioè gli uffici non hanno più l’ammontare dei contributi versati dai lavoratori 20, 30 o 40 anni orsono.
Giuridicamente, in alcuni casi, sarebbero violati i diritti acquisiti, in quanto ci sarebbe un’ appropriazione indebita (sarebbe meglio dire truffa) degli stessi contributi pensionistici.
Cosa più grave: il metodo contributivo danneggerebbe proprio i pensionati che hanno versato contributi irrisori o che non hanno versato alcun contributo. Paradossalmente, ma giustamente, farebbe aumentare le pensioni di coloro che si intendono colpire: infatti i contributi versati per 5, 10 e più anni in eccedenza a quelli versati per 40 anni di servizio, sarebbero così valorizzati ai fini del calcolo e non “sterilizzati” come è successo finora.
In un Paese ove l’evasione fiscale certificata dalla Corte dei Conti è di circa 160 miliardi di euro su base annua e tale cifra è destinata a salire a 390 miliardi di euro sempre annualmente parlando, (per i noti riciclaggi e le note tangenti), sarebbe più opportuno dedicarsi seriamente a reperire risorse in questi settori, così da avere in mano un mucchio di miliardi per risolvere globalmente i problemi del Paese.
Ci rendiamo conto, purtroppo, che è più facile fare demagogia, drogando l’opinione pubblica e gli sprovveduti, al fine di raccattare voti basati sull’odio generazionale.



                                                                          Arcangelo D’Ambrosio