martedì 26 aprile 2016

DA IMPARARE A MEMORIA - OLTRE CHE INVIARLO A 100 AMICI - Procuratore SCARPINATO

Nella prima repubblica la dialettica cassazione e magistratura di merito si svolgeva tra due polarità istituzionali che si confrontavano all'interno di un habitat giuridico istituzionale semplificato e circoscritto.
Un ordinamento giuridico, caratterizzato da una costituzione rigida, che per il suo carattere di fonte sopra ordinata, costituiva un'univoca e comune stella polare per la interpretazione e l’applicazione del diritto, all'interno di questo circoscritto habitat il coefficiente di politicità nella interpretazione delle norme, si esauriva entro una banda di oscillazione molto ristretta e trasparente. La banda delle oscillazioni consentita dalle interpretazioni delle norme costituzionale.  
Ebbene Oggi questo Habitat giuridico istituzionale “domestico” è in fase di avanzato e radicale disfacimento a causa di poderosi processi storici macro politici e macroeconomici che stanno alterando la stessa gerarchia delle fonti e riscrivendo la gerarchia dei valori. 
Si pensi, per accennare solo ad alcuni fra tali processi storici, all'eclissi delle sovranità degli stati nazionali e dei loro ordinamenti interni e alla trasmigrazioni dei centri decisionali dalle istituzioni nazionali a istituzioni sovrannazionali e talora “addirittura informali” e privi di legittimazione democratica, alla sovrapposizione di trattati europei e internazionali alle costituzioni nazionali alla riscrittura di parti essenziali della stessa costituzione.
In questo tumultuoso magma niente è più destinato ad essere come prima con ricadute macro-sistemiche enormi, sul ruolo della giurisdizione di legittimità e di merito e sui loro rapporti. Ebbene avere presente che non si tratta affatto, solo di un momento della complessità, solo di una maggiore difficoltà nell'assolvere al compito professionale del giurista, ma di una sotterranea re-Ingegnerizzazione globale dell’ordinamento giuridico, che veicola occultamente al suo interno paradigmi e sistemi di valori dotati di un elevatissimo coefficiente di politicità talora distonici e talora antagonisti rispetto ai valori costituzionali pre-esistenti. Si tratta di fenomeni di tale complessità e rilevanza che non se ne può fare neppure cenno, se non nell'onda lunga attinge anche il giudice di merito oggi sempre più sollecitato anche da autorevoli pulpiti istituzionali, a rivisitare il proprio ruolo ed il proprio modo di interpretare la legge, facendosi carico non solo dei principi costituzionali, ma anche delle ricadute economiche delle sue decisioni al punto di subordinare la tutela dei diritti alla ragione dei mercati e alla capienza di bilancio. Tale sollecitazioni culturali trovano oggi legittimazione e base normativa in nuove norme di sistema introdotte a seguito della complessa re-ingegnerizzazione alle quali accennavo, non solo nei trattai internazionali ma anche nel corpo stesso della costituzione, Si pensi per esempio all'articolo 81 della costituzione, introdotto nell'anno 2012 che nell'imporre l’obbligo del pareggio di bilancio, ha in sostanza costituzionalizzato il paradigma della cosiddetta “legalità sostenibile”  e ha minato le fondamenta stesse dello stato sociale impedendo il finanziamento in deficit dei suoi servizi. 
Se si ripercorre a ritroso la genealogia di questa norma costituzionale ci si rende conto che non è stata elaborata all'interno del parlamento nazionale, in esito ad una dibattito pubblico consapevole delle sue conseguenze macro-sistemiche, ma all'interno di ristrette élite economiche sovranazionali e di provata fede neoliberista. E ci si rende conto che la sua approvazione è stata sollecitata non dal "parlamento europeo" e neppure della "commissione europea", ma dal presidente della banca europea, con una lettera destinata a restare segreta, inviata il 5 agosto 2011 al presidente del consiglio dei ministri italiano, e andando ancora a ritroso ci si rende conto che la sua approvazione è stata festeggiata dalle più grande banche d’affari internazionali come ad esempio la  potentissima Morgan Stanley, che come risulta da un suo report segreto interno del 25 maggio 2013 individuava proprio nella costituzione italiana e nel lealismo costituzionale della magistratura italiana alcuni tra i principali ostacoli per la rinegoziazione nell'area strategica del centro Europa dei rapporti tra stati nazionali e mercati finanziari.
Mentre noi giuristi siamo affaccendanti a valle con i problemi della quotidianità, mentre siamo impegnati in un faticoso lavoro di razionalizzazione istituzionale e di riorganizzazione interna, i modi superiori (*) lavorano alacremente a monte, costruendo nelle pieghe dei trattati internazionali i presupposti per complesse ingegnerie istituzionali che giorno dopo giorno plasmano il novo modello sociale antitetico a quello costituzionale.
 La legalità sta cosi cambiando il proprio DNA interno e propri contenuti valoriali con un singolare ritorno all’epoca pre-costituzionale, la legge si va trasformando da fonte che attribuisce e garantisce diritti a fonte che legittima la perdita e la riduzione dei diritti. Basti pensare alla vicenda paradigmatica della transizione dello statuto dei lavoratori alla legge sul “JOB ACT”.
Il tempo della politicità del diritto (e qui concludo) è dunque all'ordine del giorno come tema prioritario ed investe pienamente il problema dell’interpretazione delle norme di diritto all'interno di una dialettica molto più complessa, rispetto al passato, se prima dialettica si esauriva all'interno del circuito bipolare “cassazione – giurisprudenza di merito” che poteva diventare tripolare quando entrava in campo la “corte costituzionale”, oggi tale dialettica è diventata  multipolare e sovranazionale, coinvolgendo oltre alle polarità istituzionali nazionali,  anche le corti internazionali, e organi “para- giurisdizionali sovrannazionali” in un lavoro  di interpretazione e di reinterpretazione ad altissimo coefficiente di politicità, perché deve fare sintesi e talora esercitare opzioni tra sistemi di valori quali quelli di matrice costituzionale nazionale, e quelli di matrice “mercatista sovranazionale” per certi versi antagonisti perché si ispirano a modelli sociopolitici alternativi.
Oggi più che mai i giuristi, di sincera fede democratica, devono tenere ben alta la testa ed alzare lo sguardo dalle loro scrivania  al cielo, prima che il cielo si oscuri definitivamente e la luce si spenga.
Scarpinato