di Maurizio Barozzi
«[Il sistema
bancario sovietico] “Possiede anche
filiali a Londra e a Parigi (un poco
mimetizzate). Ci si può chiedere se tutto ciò non influirà sui metodi e le
concezioni della direzione sovietica, così come gli istituti creditizi di
proprietà del partito argentino influiscono sulla sua linea di intervento
politico»
Ernesto Che
Guevara.
Questo articolo
necessita di una premessa: la Storia non è decifrabile
solo con la prospettiva cospirazionista, quantunque, il “complotto”, il
sottacere, la false flag, ne costituiscono
sempre un elemento inscindibile, essendo connaturate alla natura umana.
E non lo è perchè nonostante
le strumentalizzazioni e le trame dietro le quinte, gli avvenimenti storici,
hanno poi spesso un loro sviluppo in cui subentrano azioni e reazioni (la
chiamano eterogenesi dei fini), cause e concause, che ne cambiano il decorso o
comunque ne rendono più complessa l’interpreetazione.
Nella editoria o nel
web, si trovano libri, saggi e articoli che, pur escludendo le vere e proprie
bufale, hanno comunque una impostazione “cospiratoria”, anche sull’argomento
oggetto di questo articolo: la finanza, la Gosbank e l’URSS.
A nostro avviso
questi articoli, se così impostati, cioè su presupposti “complittistici”, sono
devianti, perchè anche ammesso che abbiano un minimo di prove, il che spesso
non è, trattandosi più che altro di indizi, coincidenze e congetture, per i
motivi di cui sopra, non portano a nulla e sono facilmente contestabili.
I finanziamenti di Wall Street alla rivoluzione bolscevica
Cosicchè
il Web e non solo, è pieno di teorie cospirative, ispirate per esempio dal
fatto, in questo caso effettivamente sconcertante di così tanti e ingenti
finanziamenti alla rivoluzione bolscevica (1917), oggi ampiamente comprovati
con vecchi documenti e tanto di ricevute bancarie, per i quali si pretende
asserire che furono parte di una congiura ebraica per procacciarsi un potere
mondiale attraverso il bolscevismo.
Il fatto che
questi finanziamenti, venivano da banche rette da ebrei e per la maggior parte
passarono dalle mani di Jacob Sciff, banchiere ebreo della banca Kuhn Loeb
& Co., il quale oltretutto, da ebreo, notoriamente odiava gli Zar,
avvalorerebbe questa ipotesi.
In realtà non è
questo il modo di procedere dell’Alta finanza, impegnata in operazioni di
questa portata, quando più semplicemente quei finanziamenti sono stati soltanto
un modo di procedere, consueto in quell’ambito, in base a determinate strategie
di dominio proiettate nel tempo.
E’ una specie di
legge storica: ogni volta che appare alla ribalta un uomo, un idea forza, un
movimento, ecc., di un certo spessore e di una certa incidenza, subito vi sono
poteri e contropoteri che cercano di utilizzarlo/i per le loro strategie.
In questo senso e
non in quello “cospirazionista” va letto questo aforisma di Oswald Spengler:
«“Non v’è movimento proletario – neppure i
partiti comunisti – che non abbia
operato nell’interesse del Danaro, nella direzione voluta dal Danaro, e per il
tempo concesso dal Danaro – e ciò naturalmente senza che gli idealisti fra i
capi ne avessero il minimo sospetto.”»
( Oswald
Spengler – “Il Tramonto dell’Occidente”).
Il
fatto è che spesso le esigenze rivoluzionarie e le “offerte” degli interessati
si incontrano, anche se poi, a volte, ognuno va per la sua strada.
Anche Hitler e
Mussolini, per esempio, venero finanziati da determinati poteri, (Hitler anche
da banche ebraiche e Mussolini da massoneria e inglesi), ma poi andando per
proprio conto, insistendo nei propri ideali, dovettero essere spazzati via
perché invisi e nocivi proprio a quegli stessi poteri. A volte invece i poteri
che interferiscono finiscono per prevalere ed allora la rivoluzione e i
rivoluzionari si degradano ad “agenti” ad “esecutori” di altri interessi.
Parlare quindi di Lenin agente
del Kaiser (interessato al crollo del fronte interno russo il Kaiser fece
rientrare, fornito di rubli, Lenin in Russia) o di Wall Street, oppure di un
Hitler agente ebraico o di un Mussolini agente inglese, è puerile e non ha
senso.
E questo
nonostante che gli aiuti finanziari e non solo, a Lenin, furono talmente
consistenti e continuativi, e vi troviamo impiegati grosse banche
internazionali, spesso sotto controllo di finanzieri ebrei, tanto che, come
accennato, non pochi hanno paventato un complotto ebraico massonico dietro la
rivoluzione d’Ottobre.
Oggi però gli
storici e gli analisti più seri e preparati, sono convinti che Wall Street
finanziò ampiamente la rivoluzione bolscevica, non perché la finanza fosse di
idee o simpatie comuniste, ma semplicemente perché avevano ben previsto, con
certezza assoluta, che una Russia sotto un regime bolscevico, con uno Stato ed
una economia comunista, nonostante le sue enormi ricchezze in materie prime,
non avrebbe mai potuto essere un concorrente per il grande capitale finanziario
divenuto, ai primi del secolo con la grande importanza raggiunta dal petrolio
che possedeva o controllava (oltre alle banche), capitale monopolistico proiettato
al dominio mondiale dei mercati.
Una previsione e
un progetto perfettamente realizzatosi per un Alta finanza, salda e forte negli
Sati Uniti, ma ancora non totalmente padrona di tutti i mercati del pianeta,
proiettata a quel dominio planetario e che aveva necessità di un periodo di
stabilità e transizione, sui mercati internazionali, senza grossi e pericolosi
concorrenti.
La Russia,
infatti, era rimasta tecnologicamente arretrata sotto gli Zar, sconquassata
dalla guerra e dalla rivoluzione d’ottobre, oltretutto, di fatto, perdendo la
guerra che altrimenti avrebbe vinto assieme ai francesi, britannici e agli
americani, quindi si prevedeva che sotto un regime comunista, non avrebbe
potuto sviluppare un sistema capitalistico concorrenziale per gli anglo americani,
le cui nazioni facevano da base di appoggio della finanza monopolista
cosmopolita, sull'asse City di Londra e Wall Street di New York.
Pericolo che
invece esisteva se avesse perdurato in Russia un regime capitalista che si
fosse avvalso delle grandi scoperte tecniche e scientifiche sviluppatesi a
cavallo dei due secoli, e considerando le enormi possibilità di materie prime,
soprattutto il petrolio in quell’enorme paese.
Solo già il fatto,
che una Russia zarista e capitalista, buttasse sui mercati petrolio russo a
prezzi concorrenziali, sarebbe stata una iattura per l’Alta finanza
monopolista, per i Rothschild e Rockefeller che avevano il monopolio di questa
oramai fondamentale risorsa energetica.
Interessante, a
questo propr0osito, il libro di Gianpaolo Pucciarelli: “Segreto Novecento”, Ed.
Capire Roma 2014, scritto decodificando e ricercando in una miriade di testi stranieri ben informati e
dimostra ampiamente quello che abbiamo appena sostenuto.
Come scrive Dagoberto Husayn Bellucci, nell’articolo: “L’inganno Marxista”
(reperibile on
line in: https://dagobertobellucci.wordpress.com/2012/04/10/linganno-marxista-la-cooperazione-economica-e-la-sinergia-bancaria-tra-il-giudeo-bolscevismo-e-la-
finanza-internazionale-capitalista/), anche se realizzato in un
ottica “complottista” che come abbiamo accennato non è
sempre dimostrabile e condivisibile, ma qui e in seguito abbiamo cercato di
estrapolare i passaggi sufficientemente riscontrabili:
«Lobbie’s economiche, fondazioni, gruppi finanziari, potenti banche
internazionali appartenenti tutte al
campo occidentale hanno formato il nocciolo duro, sorta di centro direttivo,
del sistema di potere che conosciamo sotto diverse denominazioni ed ha agito
come autentico motore immobile rimanendo occulto dietro le quinte della storia
mondiale degli ultimi tre secoli e sostanzialmente restando ai suoi piani alti
inalterato, con 200-300 famiglie al vertice della piramide di potere [con
al vertice i Rothschild, N.d.A.] che sono andate aumentando progressivamente
la loro sfera di influenza negli
affari e nell’economia mondiali occupando infine gli spazi tradizionalmente
riservati alla politica e quelli un tempo riservati alle elitè’s spirituali
della religione e del sacro».
Detto questo, e
precisato di nuovo che la storia non si può decifrare solo con le teorie
complottiste, ma che al contempo tutto non è così come sembra, veniamo al
nostro argomento.
Il Federal Reserve Bank System
Per
comprendere i meccanismi di usura, rapina e controllo di tutto il sistema bancario
internazionale, occorre risalire agli inizi del secondo decennio del secolo
scorso, quando in America, con un colpo di mano incredibile, le Power èlites
ivi imperanti (in pratica agenti, massonici, politici e finanziari dei
Rothschild, dei
Rockefeller, dei Morgan e altre grandi famiglie bancarie), riuscirono nel 1913
a far approvare un loro progetto elaborato tre anni prima, che accentrava e
controllava il sistema bancario, in una banca centrale: la Federal Reserve Bank
(vedesi: Eustace Mullins: “The Secrets of
the Federal Reserve”, Paperback, 2009).
La “Federal Reserve Bank”
venne fondata nel 1913 da queste grandi famiglie bancarie, che al contempo
tramavano in Europa per scatenare il primo macello mondiale, e gli diedero
l'ingannevole facciata di una banca di Stato, quando invece era a tutti gli
effetti privata, con capitali privati (con azionisti di serie B noti, e di
serie A, i più importanti, mantenuti segreti) e diretta da privati, anche se
con la partecipazione del tesoro americano.
Venne così definitivamente
perfezionata la prassi perversa che il governo statunitense, quando ne ha
necessità, ordina, demanda o per meglio dire "prende in prestito" i
suoi stessi "soldi" da questa Federal Reserve che è una banca
privata, la quale gli stampa i dollari e ci prende sopra il suo interesse. Lo
Stato quindi, a futuro saldo di pagamento, si impegna a emettere Titoli di
Stato, Bond e quant’altro, a favore della Federal, il che poi aggiunge
interessi ad interessi, determinando un “debito pubblico”.
Spesso nelle
nazioni meno ricche, lo Stato è poi costretto a chiedere la fornitura di altro
denaro, anche per far fronte agli itneressi, creando un circolo vizioso, che
rende impossibile estinguere il debito pubblico.
Cosicchè, con questo sistema,
al solo costo di carta, inchiostro e mano d’opera, le Banche Centrali, in mano
a proprietà private, anche se con partecipazioni dello Stato, anche se rese poi
Enti di diritto pubblico, si garantiscono, vita natural durante, lauti
interessi che di fatto sono una usura legalizzata” e che vanno a formare un “debito
pubblico” che è una vera e propria truffa.
La Federal Reserve
Bank, comunque, ha anche altre funzioni, tra le quali, quella che stabilisce
anche i tassi di interesse negli Stati Uniti, con ricadute sull'economia mondiale
per le norme e i vincoli del sistema finanziario internazionale
Poche nazioni sono
riuscite a sottrarsi a questo perverso meccanismo, in Germania per esempio,
Hitler ci riuscì solo nel 1939, e dovette rinunciare al valido contributo fino
a quel momento fornito alla finanza tedesca, da Hjalmar Schacht, che si dimise
perchè si avanza l’impotesi plausibile che essendo egli affiliato alla
massoneria finanziaria, non
poteva tollerare la
nazionalizzazione integrale della Reichsbank e la riappr0piazione della
emissione monetaria da parte dello Stato (si ritiene che poi a Norimberga,
Schact venne salvato dalla impiccagione dai suoi “confratelli” massoni.
Vere o solo parzialmente vere
che siano queste ipotesi, resta il fatto che le cose sono andate proprio in
quel modo).
In Italia, essendo la Banca D’Italia,
che funzionava da Banca Centrale, più che altro in proprietà della Casse di
Risparmio, vi era minor necessità di una vera e propria nazionalizzazione, ma
comunque Mussolini nel 1936, con apposite Leggi, rimaste poi in vigore per anni
anche nel dopoguerra, limitò al minimo il pericolo del signoraggio.
Non è complottismo o azzardato
ipotizzare che nelle cause che scatenarono la seconda guerra mondiale, vi era
anche la necessità da parte della finanza internazionale, di sbarazzarsi, anzi
di eliminare, queste “anomalie” che potevano funzionare da pericolosi
precedenti stimolando altre nazioni alla imitazione.
I paesi comunisti, Urss in
testa, hanno fatto storia a sé, essendo, ma in realtà solo in parte, fuori dal
contesto capitalista – liberista, e con economie statalizzate, anche se in
Urss, sostanzialmente, da un supercapitalismo burocratico di Stato, e per i
suoi paesi satelliti, da economie pianificate su basi di un socialismo
internazionalista dettate da Mosca.
Per tornare alla Federal Reserve Bank System, infine c’è
da aggiungere che si perfezionò e si attuò appunto un “sistema” che esportato
con le armi, i ricatti e le democrazie in quasi tutto il mondo, ha privato gli
Stati di buona parte della loro sovranità, indebitandoli attraverso la truffa
usurocratica del debito pubblico (enormi interessi che lo Stato paga a questi
usurai), e ha posto nelle mani dei Banksters, un pugno di ataviche potentissime
e ricchissime famiglie di finanza, i destini dell'intera umanità.
Verso il termine della Seconda
guerra mondiale, le potenze vincitrici, in particolare gli Stati Uniti,
infatti, con gli accordi di Bretton Woods del 1944, dettati dai potenti della
finanza mondiale, perfezionarono ed estesero a quasi tutti il pianeta questi
sistemi economico finanziari in grado di bypassare le sovranità nazionali,
creando anche ulteriori Organismi e Istituti, trans e over nazionali per il
dominio delle economie e della finanza delle singole nazioni. I sovietici
parteciparono agli accordi, li firmarono, ma poi non li ratificarono,
ponenndosi in un posizione estranea, ma non totalmente avversa e contraria.
Giova ripetere che, anche nel
dopoguerra, tutti coloro, forze politiche, leader politici, statisti o
Presidenti che hanno cercato in qualche modo di opporsi o di limitare lo
spaventoso potere posto nelle mani di questi Banksters ()in pratica, come dice
il nome, un vero gangsterismo bancario), hanno sempre fatto una brutta fine.
A supportare questo potere,
infatti, vi sono la Massoneria, o meglio "le massonerie" impero
occulto a livello planetario, che si avvale anche, attraverso il controllo
indiretto esercitato su gli Stati, dei più efficienti servizi segreti (oltre al
controllo dei mass media). Non si deve necessariamente essere complottisti, per
evidenziare come certe lobby di potere (Logge massoniche, Pugwash Conferences, Council
on
Foreign
Relations, Bildeberg Group, Trilateral Commission – per citarne solo alcune), interferiscono e dispongono la
politica, in particolare economica e finanziaria, a livello plenetario.
Detto questo e
subito accantonato, perchè non è il caso di parlare qui di signoraggio,
emissione monetaria, ecc., ma tenendolo ben presente anche perchè attinente al
contesto, veniamo all’Urss.
La Gosbank sovietica con capitali privati
Nel
1917 Lenin, instauratosi al potere, eliminato lo Zar e le sue ricchezze rimaste
nella banca dei Rothschild a Londra, emise il 7 dicembre un decreto che in
particolare prevedeva che:
- L'attività
bancaria divenisse monopolio dello Stato.
- Tutte le
banche private ad azioni e gli uffici bancari privati sono uniti con la Banca
di Stato.
- La
direzione provvisoria degli affari delle banche private viene trasferita al
Soviet della Banca di Stato.
Questo portò poi alla creazione
della GOSBANK (Gosudarstvehnij Bank, istituto di emissione, di credito e di
finanziamento) che venne fondata il 16 novembre 1921.
I fondi depositati
nelle banche private venivano comunque garantiti, e quindi anche i capitali di
altre grandi banche ivi depositati.
La Gosbank
diveniva così la Banca Centrale sovietica che emetterà il nuovo rublo e si
creeranno banche di credito e casse di risparmio, ma il sistema (ad eccezione
delle Casse di Risparmio) rimarrà sostanzialmente con una sola banca e inoltre
l’Urss non entrerà nel vecchio Gold Exchange standard.
Il decreto appare
come una totale nazionalizzazione del sistema bancario e si parla di
"unire" le banche private in una banca di Stato, e quindi di
trasferire la direzione degli affari delle banche private, al Soviet della
Banca di Stato.
A veder bene
teoricamente e potenzialmente non era però esclusa la possibilità di mantenere
la sola nuda proprietà delle banche nazionalizzate pur gestite adesso dallo
Stato e convertite nella Gosbank.
Un libro di un russo dei primi
anni ’90, infatti, di cui adesso ci sfugge il titolo e l’autore affermava, che
i Rothschild ebbero un diritto di nuda proprietà su parte della Gosbank fino al
1984 o ‘87.
In effetti il
regime comunista poteva nazionalizzare, esautorare la direzione, ma non
confiscarne la proprietà senza accordo o indennizzo. Mettiamo però da parte
questa informazione non essendo al momento reperibili riferimenti di riscontro.
Torniamo quindi al
primo regime comunista in Unione Sovietica che quando ebbe a crollare (tra il
1989, caduta del muro e il 1991) ci mostrò a seguire, e questo è sintomatico,
una Gosbank, la Banca Centrale Russa, «di proprietà di 12 privati, sui quali,
anche dopo il crollo dell’Impero Sovietico, mai nessuno ne ha voluto parlare.
In effetti, come
indicano le fonti di stampa, sotto Mikhail Gorbachev furono fondate altre
banche, fra cui la Promstroybank (""Banca sovietica per
l'impiantistica"), la Zhilstoybank ("Banca sovietica per l'edilizia
residenziale"), la Agrobank ("Banca agricola dell'URSS"), la
Vneshekonombank ("Banca sovietica per il commercio estero") e la
Sberbank ("Cassa di risparmio dell'URSS").
In pratica il “Sancta
Sanctorum” dei dodici Apostoli della Banca Russa, i cui principali azionisti
sono gli Aschberg, ebrei-svedesi. Pjotr Aven e Michael Fridman sono i
proprietari del Gruppo “Alfa”, che annovera: Banche, Società di investimenti,
Immobili, Costruzioni e Petrolio.
Pjotr Aven,
inoltre, è stato ministro del Commercio Estero» (Cfr. Francesco Cianciarelli, “Predoni… padroni planetari”, Ed. Due
Emme 1999; e vedere anche: “Alle origini
del crack post-sovietico”, di G. Zamparutto su Rinascita 24. 11. 2011).
Comunque sia, per
tornare al 1917 e gli anni a seguire, la "nazionalizzazione" e
sovietizzazione, imposta dal decreto di Lenin, pose momentaneamente la Gosbank
fuori dal circuito delle banche internazionali, indirettamente regolate dai
principi del Federal Reserve Bank System.
Per l’esattezza, alla fine del
1925, oltre alla Gosbank, e
sottoposte al suo controllo, vi erano 5 banche centrali di stato (Banca
industriale, Banca delle cooperative, Banca municipale di Mosca, Banca per il
commercio estero, e Banca per lo sviluppo dell'energia elettrica).
La Gosbank, indipendente teoricamente dallo Stato, ma di fatto statale,
aveva il monopolio dell'emissione e dei cambî, era la cassiera del Tesoro e la
depositaria di tutte le riserve liquide delle altre banche, e serviva da
intermediario tra il bilancio e le imprese di Stato per i finanziamenti a breve
termine. Aveva 2400 succursali e da lei dipendevano 42 uffici centrali
provinciali e regionali e, di fatto, la banca per il commercio estero.
Il credito a lungo
termine era gestito da 4 cosiddette banche speciali, riorganizzate dalla legge
del 5 maggio 1932 e tutte dipendenti dal Commissariato delle finanze:
la Banca per l'industria o Prombank, la Banca comunale o Cekonbak per il finanziamento degli enti
locali e dell'edilizia la Banca delle cooperative o Vrekombank, e la Banca per l'agricoltura o Sel′chozbank. Completa il
quadro la Banca di Stato di risparmio (con 60.000 filiali), che sarà il solo
istituto autorizzato a ricevere depositi di privati e i cui capitali vengono
automaticamente investiti in titoli di stato»
(Vedesi anche: http://www.treccani.it/enciclopedia/u-r-s-s_(Enciclopedia-Italiana)/.
Ma già nel 1935
Stalin, che oramai si era indirizzato verso una futura guerra ed aveva progetti
imperialistici, sia pur mascherati quale esportazione del comunismo realizzato
dalla grande madre russa, essendo alle prese con gravi problemi interni
compreso il periodo di carestia, avendo enorme necessità di finanziamenti,
pensò bene di "patteggiare" con l'Alta finanza.
Circa il periodo
di grave carestia che colse la Russia, post bellica, in fase di riconversione
industriale e alla prese con dure riforme staliniane, vi è un ampia
letteratura, sia nel senso di esagerarla (si parla di diffuso cannibalismo
nelle campagne), che di negarla. Come spesso accade, la verità sta nel mezzo,
la carestia ci fu, e fu un grave problema per il paese, non per questo però si
deve esagerare ma non si può neppure negare.
A Stalin quindi necessitavano
ogni anno, enormi cifre per gli armamenti in quanto già da alcuni anni in
Russia, addirittura il 36 / 37 percento del bilancio dello Stato veniva impiegato
per il riarmo e gli ammodernamenti delle FF.AA (controllare per credere).
Una cifra
spaventosa che nessuna nazione ha mai ripetuto per un così lungo tempo.
Viene da ridere al
pensiero che nei paesi occidentali, i propagandisti comunisti locali, usavano
sempre la solita retorica, seppur in buona parte veritiera, ovvero che i
governi invece di costruire scuole e ospedali costruivano aeroplani e carri
armati!
È
noto inoltre il rapporto tra il Council on Foreign Relations (Cfr) e
la Banca Centrale dell'Urss (Gosbank) proprio nel 1937. Stalin ottenne notevole
sostegno dagli USA (per intercessione del CFR) con massicce quantità di oro che
pervennero alla Gosbank attraverso una Banca Spagnola, per conto della Federal
Reserve Bank, e a quanto sembra l’Alta Finanza aveva interesse a che il
comunismo prevalesse in Spagna (1936-1938).
Ovvia la continua affluenza di
capitali privati nelle casse della Gosbank, specialmente nei periodi caldi che
precedono la Seconda Guerra Mondiale , in particolare nel 1937, quando Stalin,
come accennato, si mobilitò per sostenere la guerra dei Comunisti in Spagna e
il tesoro di Stato, le riserve in oro della Spagna, venne “riparato” in Russia
dal governo repubblicano e con l’ovvio consenso della Finanza Internazionale, e
mai più restituito. I governi che si succedettero in Spagna durante la
repubblica, pur di sinistra, erano tutti retti da uomini controllati dalla
massoneria e dalla Finanza, come quelli del Fronte Popolare in Francia dell’ebreo
di finanza Leon Blum.
Del resto basta
prendere i nominativi di questi politici della Spagna repubblicana, uomini di
governo e di Stato, per riscontrare, non tanto le affiliazioni massoniche che
quasi sempre sono segrete, ma attraverso il loro excursus politico precedente e
successivo, quanto meno una loro “vicinanza” a logge massoniche e circuiti
finanziari (en passant giova osservare il triste destino del popolo spagnolo,
preso in mezzo da questi furfanti progressisti massonici e di finanza, e i
conservatori quali opposizione monarchica e di destra, legata ad esosi predoni
capitalisti e pretume.).
Importante, in
ogni caso, è il tenere anche conto dell’interesse politico da parte dei
Rockefeller sull'Urss. Dopo le carestie del 1932, il Capitalismo monopolistico
americano intervenne più volte per salvare l'economia sovietica (esempio: la
costruzione di stabilimenti industriali eseguiti dagli americani Rockefeller -
Eaton in territorio sovietico, destinati alla costruzione di armamenti).
In ogni caso, pur sorvolando
sul periodo pre e quello rivoluzionario bolscevico, vediamo che anche in
seguito al regime comunista impiantato e consolidato in URSS, la finanza
internazionale, in primis quella americana, si impegnò molto in Russia anche se
questo fatto spesso sollevava le rimostranze dei settori nazionalisti e
conservatori.
Come in questo
caso giustamente ricostruisce Dagoberto Bellucci, nel suo articolo citato:
«Fin dal 1922 , Armand Hammer [vedesi profilo prossimo
paragrafo, N.d.A] negoziò con Lenin e
Mikoyan a Mosca, ottenendo da parte di Henry Ford il mantenimento delle sue
catene di montaggio sul territorio comunista.
Nel 1920 la Chase Bank di John Rockefeller, nonno di David
Rockefeller, negoziava con l’organo di Stato Prambank , la creazione di una
camera di commercio sovietico-americana. Questa istituzione, sorta nel 1922,
venne diretta da Renè Schley, uno dei vicepresidenti della Chase Bank.
L’istituto bancario della famiglia Rockefeller
appariva, insieme all’Equitable Trust Company, appartenente al fondatore della
Standard Oil, come il più impegnato nelle operazioni di credito con il nuovo
regime rivoluzionario di Mosca.
Nel 1925, esso negoziava il finanziamento di esportazioni americane di
cotone e di Nemacchine utensili verso l’URSS. Tre anni dopo, si incaricava
della collocazione di prestiti russi in territorio americano, ciò che gli valse
aspre critiche da parte di organizzazioni patriottiche.
Secondo un rapporto del Dipartimento di Stato, “Kuhn, Loeb and Company”,
il più grosso finanziere newyorchese, partecipa al finanziamento del primo
piano quinquennale, dopo aver funzionato come banca di deposito per il governo
bolscevico, che vi aveva trasferito tra il 1918 e il 1922 più di 600 milioni di
rubli in oro».
Nel complesso
estendendo gli interventi e i finanziamenti della Finanza statunitense in URSS,
dal periodo rivoluzionario alla fine degli anni venti, si riscontrano cifre
enormi, investimenti esorbitanti, come riporta ancora l’articolo di Bellucci:
«Il 14 giugno 1933 , Louis Mc Fadden,
dirigente della House Banking Committee, ha dichiarato di fronte ai suoi
colleghi:
“Il governo sovietico ha ricevuto fondi
emanati dal Tesoro americano, attraverso la mediazione della Federal Reserve
Board (la banca centrale americana). Le banche federali hanno cooperato in
questa operazione con la Chase Bank, la Guaranty Trust Company e altre grandi
banche newyorchesi. Se aprite i libri dell’Amtorg, l’organizzazione commerciale
del governo sovietico a New York, del Gostorg, l’ufficio
centrale dell’organizzazione commerciale comunista, o della Banca
Centrale dell’URSS, vedrete l’importanza delle somme prelevate dal Tesoro
americano a beneficio della Russia. Queste operazioni sono state effettuate a
profitto della banca di Stato sovietica attraverso i suoi corrispondenti, la
Chase Bank di New York e Kuhn Loeb and Company”».
(Vedesi: Charles Levinson – “Vodka-Cola” –
Ediz. “Vallecchi” – Firenze 1978).
E ancora:
«In proposito riporta lo storico ebreo Levinson:
“Dopo la rivoluzione [Bolscevica, n.d.r.], la Standard Oil del New Jersey, acquistò nel Caucaso il 50% delle
immense concessioni petrolifere appartenenti ad Alfred Nobel e che, in teoria,
erano state nazionalizzate. Nel 1927, la Standard Oil di New York costruì una
immensa raffineria in Russia. Poco dopo, la compagnia newyorchese e la sua filiale
Vacuum Oil Company, registravano un accordo con Mosca sulla commercializzazione
del petrolio sovietico nei paesi europei.
Per questo scopo, venne accordato un prestito di 75 milioni di dollari
al governo comunista. (…)
Nel 1964, uscendo dal Cremlino dove aveva incontrato per la prima
volta Kruscev, David Rockefeller, suo futuro alleato, dichiarava a coloro che
si preoccupavano di un simile confronto: “E’ stata la conversazione più
impegnativa che abbia mai avuto. Ma noi ci conosciamo bene. Abbiamo da molto
tempo l’abitudine di lavorare insieme.”».
Non indifferente infine che
durante quei buoni rapporti tra sovietici e Alta Finanza, Leonid Krasin, uomo
di collegamento tra Wall Street e il Cremino, negli anni venti avrebbe trattato
a Londra lo sfruttamento dei pozzi petroliferi di Baku e dell’isola di Sakalin
nel nord del Pacifico (Cfr. Epiphanius, Massoneria
e sette segrete…, p. 285).
Del resto, nello
stesso periodo, la grande società nord americana General Electric, controllata dal gruppo J. P. Morgan & Co Incorporated di N. Y. (al tempo a sua volta
controllato dai Rothschild), aveva il monopolio della produzione elettrica nell’Urss.
Con questi
precedenti si comprenderà come non fu difficile, pur in un regime comunista,
sotto ferrea dittatura staliniana, alla grande finanza internazionale indurre i
sovietici a privatizzare, almeno in parte la loro Banca Centrale.
En passant possiamo rilevare
(anche se dobbiamo utilizzare categorie “complottiste” da noi criticate, ma in
questo caso i riferimenti e soprattutto le successive vicende di questi
personaggi lo confermano), che l’Alta finanza, soprattutto negli ultimi anni
dell’800 e nei primi decenni a cavallo dei due secoli scorsi, ma anche a
seguire, foraggiarono e sostennero i movimenti marxisti e in genere sovversivi,
nella prospettiva che costoro recassero noie alla imprenditoria privata, al
capitalismo di stampo classico, che nel frattempo la grande Finanza, divenuta
monopolista e con il controllo di banche e giornali, cercava di fagocitare,
come poi infatti è avvenuto.
Fu una infernale
trappola nella quale caddero esponenti e lavoratori marxisti, che facilmente
individuavano nel padrone in fabbrica o a capo delle Imprese il nemico da
combattere, ma gli
sfuggiva, perchè non visibile e nascosto dietro scatole cinesi di Azioni e
Partecipazioni, l’altro e ben peggior padrone, la grande Finanza, che
sottilmente e nascostamente lo sosteneva e lo ispirava.
Secondo Zbigniew Brzezinski, esponente dei principali organismi
mondialisti:
«Lo sviluppo economico sovietico tra il 1917 e il 1930 si è basato
essenzialmente sull’aiuto tecnologico
degli Stati Uniti. Almeno il 95% della struttura industriale dell’URSS ha
ricevuto questa assistenza».
In cambio Stalin cominciò a
concedere facilitazioni alla grande finanza internazionale, tanto che nel 1937
Stalin, di fatto, introdusse il “privato” nella Banca Centrale Russa (Gosbank).
Il “miliardario Rosso”
La Gosbank,
l'istituto di emissione sovietico, quindi, fu parzialmente “privatizzato” e nel
Consiglio di amministrazione fu accolto come socio il plurimiliardario ebreo
americano Armand Hammer (già nato Heimann) il quale, a parte i suoi ideali e
convinzioni personali, può ritenersi il prototipo di uno di quegli uomini di
finanza che utilizzò il comunismo per gli interessi della finanza stessa.
Il nonno di Armand, ricco
costruttore di navi di Odessa, si vantava di essere un discendente dei
Maccabei, ma il figlio Julius, cioè il padre di Armand, dopo aver fatto fortuna
nello stesso ramo era caduto in rovina).
Julius Hammer si
era trasferito negli Usa nel 1875, iniziò come medico e gestore di drogherie.
Questo Julius, padre di Armand, sembra che conosceva Lenin dal 1907 e sosteneva l’ufficio di
relazioni sovietico aperto a New York, che era diretto da uno dei suoi amici
russi, Ludwig Martens.
Egli accolse Lev
Trotsky quando il futuro capo dell’Armata rossa sbarcò negli Stati Uniti alla
ricerca di aiuti finanziari (e a quanto ci dicono le cronache del tempo, il
Trotsky, nella culla della finanza newyorkese se la passò bene). Il 27 marzo
1917, Trotsky lasciava New York a bordo del ‘Christinia’ con un passaporto
canadese fornito dal padre di Hammer.
Armand Hammer,
quindi, ricco imprenditore e petroliere, era nato negli Usa a New York nel 1898
e vi morì a Los Angeles nel 1990.
Chiamato anche il “miliardario
rosso”, era stato “amico” di Lenin, con il quale aveva trafficato esportando
medicinali in Russia e altri contratti di scambi commerciali, tanto che negli
anni ’20 si trasferì per un certo periodo in Russia ed entrò in buoni rapporti
con Stalin e a seguire con tutti i successivi dirigenti sovietici, anche
durante il successivo periodo della guerra fredda.
Ritornato negli
Stati Uniti, fece anche l’imprenditore, specialmente nel campo petrolifero,
investendo in seguito nella società Occidental Petroleum
Bizzarro il fatto
che politicamente divenne un sostenitore del partito repubblicano e di Nixon,
ambiguità però non inusuale in questi esponenti dell’Alta finanza usi a operare
su più “fronti”.
Il rapporto di Hammer con i
sovietici è ben al di là delle contingenze tanto che ancora nell’ aprile 1976,
Armand Hammer, presidente dell’Occidental Petroleum, firmava con il presidente
sovietico Breznev un accordo di 20 miliardi di dollari per la costruzione di
fabbriche fertilizzanti. En passant, Breznev, ha definito Hammer come: “un uomo che mi aiuta e che aiuto”.
( Cfr. Oltre le
biografie su Hammr il “Financial Time” e il “Time” di Londra, del 1923 e del
1937 che ripordetano molte notizie e informazioni su Hammer e le sue attività
in Unione sovietica).
In ogni caso
Hammer, fu presumibilmente, il grande artefice finanziario che indusse Stalin
ad adeguarsi, con discrezione e almeno in parte, a tutte le altre banche di
emissione del mondo, aprendo la Gosbank al capitale privato, ponendo così, per
il momento e almeno teoricamente, che gli speculatori internazionali potessero
in futuro mettere le mani anche sul controllo della moneta sovietica,
allineandosi al Federal Bank System.
William Avereil Harriman. Per
anni, fece da mediatore tra i sovietici e l’Alta finanza anche questo ricco
diplomatico ebreo, petroliere e ferroviere (imprese ereditate dal padre),
Avereil Harriman, noto negli Usa per la sua spregiudicatezza, tanto da
trafficare con la Germania nazionalsocialista e spacciarsi anche per un
marxista illuminato; un uomo delle Power èlites finanziarie americane, di idee
"liberal", che da allora fu il referente dei Rothschild e di
Roosevelt che si interfacciavano con il paese comunista e quindi poi ebbe anche
un ruolo per gli enormi "aiuti" americani alla Russia in guerra con i
tedeschi e successivamente per l'atomica a Stalin (Cfr.: Edward Jay Epstein,
"Dossier: The Secret Life of Armand
Hammer", Ed. Capo Press, 1999).
Harriman, tra il
1926 e il 1938, aveva realizzato la rete ferroviaria sovietica e una delle sue
Società, la Harriman & Co, aveva
fornito, a partire dal 1928, tutte le necessarie garanzie per consentire all’URSS
di intraprendere ogni necessario e importante acquisto negli Stati Uniti.
Anche questo
Harriman coadiuvò l’operato di Stalin nella privatizzazione della Gosbank.
Nel 1944 questo facoltoso e
onnipresente democratico Averell Harriman, in un rapporto redatto per il
Dipartimento di Stato, dopo vari incontri al Cremlino scriveva: «Stalin ammette che circa i due terzi delle
più grosse industrie sovietiche sono state costruite con l’aiuto degli Stati
Uniti o grazie alla loro assistenza tecnica».
Le ricerche su questi
argomenti sono molto difficili e complesse in quanto, gli aspetti finanziari,
spesso vero motore degli avvenimenti storici, sono sempre stati tenuti “coperti”
e più che altro occorre rifarsi a testi stranieri.
Molto importante
il testo del 1971, “None Dare Call It
Conspiracy” di Gary Allen, scaricabile da internet in PDF:
(http://www.kamron.com/Downloads/none%20dare%20call%20it%20conspiracy.pdf)
tradotto e pubblicato da Giampaolo Pucciarelli
col titolo “Nessuno osi chiamarla cospirazione” (ne parla Pucciarelli
stesso qui nel video: https://www.youtube.com/watch?v=YSpABC2ZYvw),
che descrive la collaborazione tra la rappresentanza del Gostorg (ministero del
Commercio dell'URSS) a New York ( situata nelle stessa 68th strada in cui sorge
l'edificio che ospita il Council on Foreign Relations o CFR) negli anni
successivi al 1921 (con la supervisione USA sull'elaborazione dei Piani
Quinquennali e l'esclusiva proprietà del petrolio del Caucaso, acquistato dai
Rockefeller).
Interessante anche il testo di
Alberto Mariantoni: “Il Fascismo e le
leggi razziali”, forse ancora reperibile on line in:
http://www.abmariantoni.altervista.org/storia/e_Perche_le_leggi_del_1938.pdf
Cosicchè l’immissione di
capitali privati nella Gosbank avvenne nel silenzio delle autorità sovietiche,
mentre nello steso occidente la finanza che controllava la stampa non aveva
interesse a pubblicizzare queste vicende.
Attenzione però, come già
accennato in premessa, non si creda che Stalin fu un "agente" della
finanza (insinuazioni queste care ai “complottisti” che con le loro “inchieste”
fanno più danni che altro), molto più semplicemente, Stalin era un dittatore
che ragionò spesso nello stesso modo di Mussolini e Hitler, ovvero “addivenire
a patti anche con il "diavolo", se questo era necessario. E non si
può dire che Stalin ignorasse come stavano le cose, se nel 1931, intervistato
da Emil Ludwig, gli disse:
«Nei paesi capitalistici [...], nonostante l’esistenza
di parlamenti ‘democratici’, i governi
sono controllati dalle grandi banche. I parlamenti dichiarano che sono loro a
controllare i governi. In realtà invece avviene che la composizione dei governi
è fissata in precedenza dai maggiori consorzi finanziari, i quali controllano
anche l’operato dei governi. Tutti sanno che in nessuna potenza capitalistica
può essere formato un gabinetto contro la volontà dei maggiori magnati della
finanza. È sufficiente una piccola pressione finanziaria perché i ministri
volino via dai loro posti come fuscelli».
Tanto è vero che
poi con i primi anni '50 Stalin prese ad emettere una serie di decreti che
minacciavano di restringere al massimo il potere
finanziario
privato già concesso alla Gosbank pretendendo anche una diversa valutazione sul
prezzo dell’oro e rifiutò di usare il dollaro nel commercio crescente dell’Unione
sovietica.
Ci sono analisti
che mettono in relazione la morte di Stalin, probabilmente favorita da una
specie di congiura e tramite medici compiacenti, proprio con questi intenti
tardivi di Stalin.
Non essendo però questo
provabile, forse non sapremo mai la verità, ma resta il fatto, veramente
singolare, che nel giro di due anni (1937 / giugno 1939) da una parte la
Gosbank, banca centrale sovietica, divenne parzialmente privata, facendo
intanto entrare un banchiere di Wall Street, come Armand Hammer, mentre dall’altra,
nel Reich di Hitler, con la Legge sulla Reichsbank, si nazionalizzava
interamente la Deutsche Bank.
E guarda caso con
il secondo macello mondiale, sempre scatenato dall’Alta finanza da dietro le
quinte, mentre la Germania nazionalsocialista fu definitivamente spazzata via,
attraverso una resa senza condizioni e un repulisti totale di uomini, simboli e
idee, la Russia sovietica divenne il partner dell’Occidente nella spartizione
dell’Europa sancita con Jalta.
Charles Levinson
ha documentato che tante banche d’affari transnazionali, vere strutture di
dominio, operavano all’interno dell’URSS già prima dell’implosione dell’impero
sovietico (Cfr. Charles Levinson, "Vodka-Cola",
Ed. Vallecchi, Firenze 1978).
Anthony Cyril Sutton, nel suo
pregevole “Wall Street and the Bolshevik
Revolution” reperibile in inglese su internet scaricabile in PDF:
(https://www.voltairenet.org/IMG/pdf/Sutton_Wall_Street_and_the_bolshevik_revolution-5.pdf)
non fa un
riferimento diretto alla Gosbank, ma presenta documentazioni, citazioni e nomi di banchieri
americani e che dal 1917 in poi fecero affluire fiumi di denaro all'URSS
attraverso la banca centrale russa.
Un altro lavoro di Anthony
Sutton dal titolo “Western Technology and
Soviet Union Economic Development”
(due volumi sempre in inglese) in cui si trovano vari riferimenti alla operazioni bancarie della Gosbank è anch'esso,
reperibile in Internet.
Informazioni più dirette per
la Gosbank, anche se si riferiscono più che altro tra gli anni precedenti e
seguenti il crollo dell’URSS (1991), ma in ogni caso fanno anche comprendere il
“Gosbank system”, si trovano invece in un testo, con contenuti altamente
specialistici, di Marshall Goldman: “The
Piratization of Russia” , anche questo reperibile, sempre in inglese su
Internet e scaricabile in PDF:
(http://www.e-reading.club/bookreader.php/135022/The_Piratization_of_Russia.pdf).
Comunque sia,
nell'URSS, tra il 1930 ed il 1987 la Gosbank già così nazionalizzata e poi così
sottilmente “privatizzata”, regolò le politiche di credito che erano
esclusivamente dirette dal governo centrale.
Fu il principale
strumento di centralizzazione del potere dell'impero sovietico, di cui i paesi
"socialisti" fratelli, ma satelliti, non ebbero certo da rallegrarsi.
Con la morte di Stalin, gli
aspetti della Gosbank quale una finanza di tipo capitalista, seppur mascherata,
si accentuarono, e non a caso "Che" Guevara, ebbe più volte a far
notare come il sistema bancario sovietico fosse molto simile a quello
occidentale e le filiali a Londra e New York della banca sovietica, disse, agivano
con gli stesi sistemi e metodi di quelle occidentali.
Del resto era ben noto come
banche “liberalcapitaliste”, Morgan e Rockefeller, avevano proprie “filiali”
nei Paesi socialcomunisti, fin dal lontano 1917, esempio Chase Manhattan Bank,
ecc., mentre le banche dell’area socialcomunista avevano “filiali” nei Paesi
liberalcapitalisti, esempio Banque Commerciale pour l’Europe du Nord,
Eurobank-Bcen, ecc. (Cfr. Charles Levinson, "Vodka-Cola", op. cit.), a dimostrazione di come il mondo
comunista era ben integrato e allineato al mondo finanziario capitalista
mondiale (non a caso a Bretton Woods nel 1944, quando si decisero gli assetti
post bellici e si crearono altri grandi Istituti e Organizzazioni mondialiste e
capitaliste, per esempio la Banca Mondiale e il FMI, erano presenti e
partecipanti anche i sovietici la cui delegazione era guidata dal vice ministro
del Commercio estero Mikhail Stepanov, che firmarono gli accordi, anche se poi
però i sovietici non li ratificarono, né parteciparono alla Banca Mondiale e al
FMI).
Ma Guevara fece
anche notare come L'URSS pretendeva di allineare i paesi socialisti al suo
sistema economico, sacrificandone i progetti locali di sviluppo, in favore di
una presunta pianificazione comune, ma in cambio neppure forniva a prezzi
veramente di favore i macchinari indispensabili a quelli che ne erano
tecnologicamente sprovvisti, ma li vendeva a prezzi di mercato occidentale e,
colmo della beffa, erano anche macchinari tecnologicamente molto scadenti
rispetto a quelli occidentali!
Per non parlare
poi delle armi fornite e poi fatte lautamente pagare, ai paesi “fratelli” o
aggrediti dall’Imperialismo, per esempio la Repubblica Spagnola durante la
guerra civile (trattenendo una parte dell’oro portato a Mosca), la Cina e la
Corea invasa dagli americani.
Il segreto della Gosbank in Italia
In
Italia gli ambienti finanziari ben sapevano che la Gosbank agiva come una banca
con interessi privati, ma pochi furono quelli che ne svelarono in pieno e con
attestati e precisione l'infido ruolo.
Tra questi un
gigante nella critica finanziaria che fu il prof. Giacinto Auriti, anche se i
suoi accenni en passant, con questa rivelazione, rimasero nella cerchia delle
sue conferenze e ambiti accademici.
Poi nel maggio del 1982 venne
pubblicato un dossier dal periodico
"OP Nuovo" (non l’Op di
Mino Pecorelli che era stato assassinato nel 1979) che ha reso noto che la
Gosbank, era una società per azioni, con partecipazione di capitali privati
stranieri.
Luigi d'Amato, docente
universitario e giornalista, scriveva sul "Giornale d'Italia" del 21
giugno 1982: "La storia del grande
capitale finanziario è quella di un
potere demoniaco; essa gronda sangue".
Il mondo
comunista, bravissimo nella critica e nella esegesi del capitalismo si è ben
guardato di indagare in questo ambito, lasciando così il campo a critici del
campo opposto, i quali però in genere hanno spesso sviluppato analisi condite
di cospirazionismo, "illuminati", ebrei ed altre storie del genere,
inquinandole e facendo perdere interesse all'argomento.
Diversi sono i
siti on line che accennano a queste vicende, Gosbank, Federal Reserve, ecc., ma
molti sono appunto inficiati da carenze e alterazioni.
Per chi volesse
addentrasi in queste inchieste, raccomandiamo i testi, anche se in lingua
inglese, da noi citati, ed altri ancora che non è difficile rintracciare con
una paziente ricerca.