Quali sono le difficoltà che una lavoratrice deve affrontare per avere il diritto di essere
mamma?
Sono una rappresentante sindacale della Fisascat-CISL ed ho voluto sintetizzare in una lettera tutte
le problematiche che una mamma come me deve affrontare. Oggi essere mamma è più complicato;
la liberalizzazione degli orari del lavoro e h24 hanno reso tutto più difficile, lavori la domenica, il
giorno di festa, spesso torni a casa a tarda sera o esci la mattina all’ alba, l’orario di lavoro per il
giorno dopo spesso lo ricevi tramite un sms all’ultimo momento e poi ci domandiamo perché in Italia
non si fanno figli o perché aumentano le dimissioni delle mamme? Ma quando veramente si
cominceranno a creare le condizioni per rendere veramente possibile la conciliazione dei tempi di
vita e di lavoro? Anche quando è possibile avere orari ridotti previsti dal contratto non risolvi la
situazione ti devi rivolgere ad aiuti, a nidi sempre più dispendiosi, ad altri perché non sai dove
lasciare tuo figlio, tutto questo porta a spese che non ti permettono di arrivare alla fine del mese per
questo quando possibile i congedi devi prenderli quando le scuole sono chiuse. Nel caso di una
piccola febbre non sai a chi lasciare tuo figlio per cui ti trovi a dover scegliere: non andare a lavoro
perdere la retribuzione e rischiare che non ti rinnovino il contratto, o restare a casa con tuo figlio
per accudirlo, o lasciarlo sempre se riesci a trovare qualcuno all’ultimo momento. Naturalmente
vorresti giocare con lui vederlo crescere, carezzare con un sorriso, ma questo ti è proibito sei sempre
preoccupata, non sei più padrona di pensare né a lui né a te stessa devi occuparti di mille cose, della
casa, il pranzo o la cena, i vestiti, le pulizie tutto deve essere in ordine, il tuo compagno ti aiuta ma
tu rimani sempre il centro e tutto continua a cadere e ruotare su di te e se non ce la fai le scuse
contano poco, spesso ti sembra di non essere una brava moglie e devi fare i salti mortali per
mantenere la gestione della famiglia. Certo, i mariti aiutano, ma il loro apporto è sempre marginale
ed il carico fisico ed emotivo è tuo. Anche al lavoro per quanto ti impegni ti sembra di essere una
lavoratrice meno attiva degli altri in specie rispetto ai colleghi uomini ed anche con le colleghe non
va meglio sempre pronte a criticarci reciprocamente. Spesso sul lavoro nascono dei problemi solo
perché sei donna, in special modo se sei mamma, per questo motivo puoi diventare una indesiderata
ti si fa capire a chiare note: “perché non rinunci al lavoro?” Risponderesti che lo faresti volentieri
ma il bilancio familiare è quello che è per cui resisti, anche se sei posta sotto pressione, sei invitata
a dimetterti, sei indesiderata, sei esclusa tuo malgrado, sei umiliata, sei depersonalizzata, sei
calpestata nella dignità; alla fine non resisti più ed esplodi: tachicardia, depressione e crisi di panico.
Tutto questo accade nel tuo mondo dove esiste la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e dove
non deve esistere lo stress lavoro correlato. Carissime se è questo quello che volevamo quando
lottavamo per i nostri diritti penso che abbiamo fallito.
STORIE VERE DI DISAGIO LAVORATIVO RACCONTATE ALLO SPORTELLO
I testimonianza
Oggi sono rientrata da pochi mesi dalla maternità e continuo a subire le angherie che ricevevo anche
prima della gravidanza ma oggi in forma più grave. Ho un bimbo piccolo che porto al nido, la notte
non dormo quasi più...inoltre mi hanno negato di poter usufruire della pausa pranzo per proseguire il
lavoro e fare le 6 ore di allattamento continuate 8.30-14.30 costringendomi ad andare a casa e a
tornare poi le 2 ore pomeridiane per completare le 6 ore. Questo mi costringe a tenere il bimbo al
nido fino alle 17.00 e a spendere molti soldi in più che non ho se lo ritirassi alle 14.00 risparmierei!
II testimonianza Ti ringrazio infinitamente per i consigli e l'appoggio dimostratomi. Riprenderò a lavorare a fine
gennaio con part time post maternità (8.30-13.30) siamo un'azienda di circa 30 dipendenti settore
commercio senza sindacato e questo part time mi spetta di diritto (nessun'altra l'ha richiesto). La
direzione, fingendo di aver problemi ad accettare il part time nella mia postazione precedente, mi ha
inviato una lettera per raccomandata con scritto che mi sposteranno al centralino a svolgere mansioni
equivalenti a quelle svolte in precedenza (falso) perciò stanno mentendo sul lavoro da me svolto per
ben 6 anni. Al centralino hanno sempre lavorato 2 persone a tempo pieno e un part time creerebbe
problemi a tutta l'azienda, mentre nel mio ufficio sarebbe più gestibile e limitato ad un ufficio. Altro
dettaglio forse poco influente ai fini giuridici ma importantissimo per la mia vita è che al centralino
il mio unico collega sarebbe il mio compagno di vita, padre della mia bambina. Quindi ciò limiterebbe
la nostra libertà personale per quanto riguarda le ferie i permessi ecc.… Vorrei combattere per i miei
diritti e quelli di tutte le madri, spero di averne la forza perché non intendo licenziarmi, (chi
assumerebbe una neomamma?).
III testimonianza
Vorrei presentarmi, sono una ragazza di 25 anni, impiegata in un ufficio di promozione finanziaria.
Sono stata assunta nel 2015 con regolare contratto di apprendista impiegata. Con il mio datore ho
sempre avuto (o almeno credo) un rapporto di stima reciproca e fiducia. Quando entrai in maternità,
ormai prossima il parto, nacque il bisogno per il mio datore di trovare una semplice SOSTITUZIONE
MATERNITA’ a PART-TIME. Al mio rientro mi sentii dire che "per me prevedeva il rientro più
tardi”. Io accettai anche perché mi faceva piacere rimanere con mio figlio ancora un po'. Ma quando
finalmente rientrai ho avuto una brutta sorpresa: la così detta "SOSTITUZIONE MATERNITA’"
un'apprendista impiegata con 40 ore lavorative settimanali, a me spettava un altro impiego. Quello
della ricerca di nuova clientela, e la riduzione dell'orario lavorativo perché secondo lui guarderei il
soffitto per aria con 8 ore. Ora mi han messo in una scrivania che guarda verso una parete, non posso
prendere il telefono in mano, e nessuno viene a chiedermi alcun favore... è come se io non esistessi.
IV testimonianza
Gentile Sig. Cecchini, la disturbo di nuovo, questa volta solo per sfogarmi un po’ visto che leggere la
sua mail mi ha tirato su il morale. Cmq tornando alla mia situazione, le cose sono peggiorate al rientro
dalla maternità: il quale era previsto per dicembre, il 4 esattamente, solo che il primo giorno non ho
trovato computer, scrivania e sedia e non si sapeva ancora in quale ufficio sarei dovuta stare; inoltre
nessuno mi aveva ancora messo a conoscenza circa le mie nuove mansioni. Ho considerato che non
sapevano dove posizionarmi fisicamente e neanche cosa farmi fare, ho pensato tanto vale che mi godo
mio figlio, pur avendolo già iscritto al nido in previsione del rientro. Sostanzialmente si trattava di
una riduzione dell'orario di lavoro, motivo scarso lavoro, la mia professionalità non serve più, queste
sono state le giustificazioni. Ho risposto ciò che più mi sentivo, cioè che le mamme non servono più,
che il lavoro che svolgevo io prima lo sta facendo un'altra persona e che ovviamente non intendevo
rinunciare all'agevolazione dell'orario di allattamento, quindi per non dare un no secco che avrei
voluto dare, ho rimandato la questione ad maggio. Cosa devo fare? Posso un domani dimostrare che
questo è una sorta di mobbing? Che devo fare, sono stanca di dire sempre si, il lavoro è importante
ma la dignità non può passare sempre in secondo piano. Mi scusi se l'ho annoiata, se ha voglia e
tempo di rispondermi sono qui che l'aspetto.
Cecchini Fernando “Sportello d’Ascolto Disagio Lavorativo / Mobbing” USR CISL LAZIO
8 marzo 2018