Come libertà di
stampa, l’Italia è al 74° (settantaquattresimo) posto nella classifica
mondiale, giusto dopo li Zimbawe, per gli immemori anticamente Rhodesia, in
onore del ….”diverso” sir Cecil Rhodes, vera icona del colonialismo britannico.
Né carta stampata,
né televisioni (tranne benemeriti ed eroici casi sporadici) mettono in rilievo
la vera situazione dello Stivale.
Tutto comincia
dalla gita sul proprio yacht, il Britannia, della Betty, al secolo la Regina Elisabetta II (
Elisabetta prima, per gli Scozzesi). Al largo di Lazio e/o Toscana, sul panfilo
reale, all’inizio degli anni ’80 vi fu un ricevimento cui furono invitati i
maggiorenti italioti. Lì fu perpetrato il peggior tradimento, la più squallida
svendita, il più volgare mercimonio della storia unitaria dello Stivale: la
svendita di quanto di appetibile ci fosse in Italia, con lo scopo di renderci
“cinesizzati”. Cioè stipendi ai limiti della sopravvivenza, formicai-dormitori,
gestione della vita sociale nelle mani di fedeli servitori, ossequienti agli
ordini dei padroni.
Fateci caso:
l’industria alimentare, una volta vanto e fiore all’occhiello, è tutta in mani
straniere. E sarebbe strategica.
La maggior azienda automobilistica, la
famigerata Fiat, dopo aver assorbito pressoché tutte le altre Aziende del
settore, è ora in procinto di “delocalizzarsi”.
Le banche stanno
cadendo una ad una, come un cesto di ciliegie.
Le Assicurazioni
vengono fagocitate una dopo l’altra da Francesi e Tedeschi.
Acqua e gas sono
sotto tiro degli stessi della frase precedente.
I trasporti…..
evitiamo il turpiloquio, per favore. Alitalia docet.
E se qualche volta
affacciamo il naso fuori dai confini, troviamo sbarramenti insormontabili, come
in Francia, ad esempio.
Ci potrebbero salvare
bellezza, turismo, cultura. Ma a Pompei si invocano i Tedeschi, a salvare il
maggior sito archeologico del mondo, lasciato preda degli agenti atmosferici e
della malavita. Non sappiamo neppure quanto sia ancora da catalogare in
scantinati e solai di Enti pubblici e privati. Potremmo campare di quello, e lo
trascuriamo.
Eravamo il primo
Paese per visite turistiche straniere, ma una non politica dell’accoglienza,
una non programmazione, una non cultura ci fa retrocedere ogni anno di uno o
due posti nelle classifiche mondiali.
I nostri prodotti
agricoli dettavano legge: siamo invasi da porcherie immonde e lasciamo marcire
frutta e verdura per motivi di costi idioti e sciacalleschi.
Però siamo i primi
in Europa per invasione di clandestini disperati, per importazione di malavita
straniera, che ci sguazza nelle leggi “democratiche e permissive”. Come se non
ne avessimo a sufficienza di malavita organizzata autoctona, che è la prima
azienda dello Stivale, come fatturato.
E si potrebbe
continuare col 74% delle scuole italiche che non sarebbero agibili neppure a
Timboctù o nello Sri Lanka.
Ma i media non
fanno i media. Danno qua e là qualche notizia, affogandola però tra cronaca
rosa, fra uno scandalo per ruberia e l’altro (corruzione galoppante), fra
fanciulle sempre più nude e scollacciate. Il calcio è più importante della vita
politica, i lati b hanno più spazio della politica economica. Del resto il
giornale più venduto è la “Gazzetta dello sport”, rifugio per chi è stato
abituato a non pensare, vero peccato sociale, ormai, vero delitto di lesa
democrazia.
Una volta veri
giornalisti e non lecchini pennivendoli, scatenavano guerre medianiche. Poi
hanno cominciato a far la fine di Pecorelli, o di Mauro, morti ammazzati. E si
sono allineati, iscrivendosi al club “dottor linguetta”, il cui presidente ad
honorem è stato per anni Emilio Fido…
Ecco queste cose,
e tante altre, non vengono alzate come bandiere per cui combattere. Non in
questa Italia. “O Franza o Spagna, purché se magna”.
Che schifo!
Fabrizio Belloni